Nel 1951 Remy Prìncipe, grande violinista italiano e professore presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, si trovò ad avere nella sua classe degli allievi molto dotati e pensò così di formare questo nuovo complesso, I Musici, riunendo questi giovani talenti insieme ad alcuni suoi ex-allievi particolarmente bravi, tra i quali c’era Enzo Altobelli.
Inizialmente il gruppo era formato dai violinisti Franco Tamponi, Luciano Vicari, Walter Gallozzi, Luigi Muratori, Montserrat Cervera e Félix Ayo; i violisti Bruno Giuranna e Carmen Franco; i violoncellisti Enzo Altobelli e Alfred Stengel; il contrabbassista Francesco Noto e la clavicembalista Isabella Salomon.
Il debutto avvenne il 30 marzo 1952 a Roma, nella Sala del Conservatorio di Santa Cecilia. Nel giugno dello stesso anno, mentre il gruppo registrava per la RAI a Roma, Arturo Toscanini parlò de I Musici: «Sono entusiasta, torno in questo momento da via Asiago, dalla sede della Radio Italiana, dove ho ascoltato dodici ragazzi: bravi, bravissimi; è un’orchestra da camera perfetta. Dodici giovani dai 18 ai 20 anni, che suonano senza direttore. L’ho detto a quei ragazzi: li ho applauditi, li ho ringraziati«. Il maestro fece loro regalo poi di un suo ritratto con dedica.
Questi primi concerti ebbero fin da subito una risonanza nazionale che consentì al giovane complesso di portare la cultura e la musica italiana sia nel continente europeo che in alcune fortunate tournèe per tutto il mondo. In una breve recensione, apparsa sul Corriere della Sera nell’aprile del 1953, dopo una lodatissima esibizione al Teatro Metropoli di Milano per la Società del Quartetto, Franco Abbiati rilevò «come ci si possa positivamente meravigliare» nel sentire tanta precisione e stabilità ritmica, anche quando sul podio non vi sia l’abituale figura dello «sbacchettatore» di turno.
Il suo era un repertorio che si poneva in netto contrasto con le tendenze dell’epoca, in cui la musica romantica aveva maggior spazio. Un nuovo suono, un’inedita freschezza e una formidabile competenza tecnica prendevano possesso delle antiche e sconosciute partiture del ‘700 italiano, affermando uno stile che durerà quasi sino ai giorni nostri.
Non erano i soli, ma I Musici erano altra cosa. In essi il nuovo pubblico dei concerti e la sempre più vasta platea dei collezionisti di dischi, identificavano il barocco italiano in tutto il suo rinnovato splendore. Le sue incisioni fissano quindi un momento storico assolutamente irripetibile nella storia dell’interpretazione della musica del settecento italiano.
Il passaggio dei Musici dalle sale di concerto alle sale di registrazione fu a questo punto del tutto naturale. Le prime incisioni furono effettuate con la casa discografica Columbia. Uno di questi dischi era interamente dedicato a Vivaldi, un altro comprendeva opere di Gabrieli, Marcello, Albinoni e Vivaldi. Altri ancora erano dedicati a Padre Martini (di cui non si trovava nulla in disco) e a Pergolesi.
Tra il l955 e il 1959 I Musici videro l’inizio di una incredibile quantità di registrazioni effettuate soprattutto per la casa discografica Philips, e molti di questi dischi, ora in versione CD, sono ancora in vendita. La Philips disponeva di un gruppo di musicologi dedito alla ricerca di un repertorio desueto. Per I Musici il più importante di questi produttori fu Vittorio Negri-Bryks, studioso e revisore di musica barocca.
A Vittorio Negri fu affidata un’importante collana di pubblicazioni musicali di lavori del barocco (alla quale «I Musici” attinsero a piene mani, grazie proprio al ruolo di produttore che Negri aveva assunto in Philips): la straordinaria Monumenta Italicae Musicae.
I Musici riscoprì la scuola violinistica italiana del ‘600 e ‘700, l’affascinante periodo della musica barocca. Infatti, all’inizio suonavano quasi esclusivamente musica italiana, sia di autori conosciuti come di quelli meno conosciuti. Fra tutti Antonio Vivaldi aveva un posto senz’altro molto importante. Era il suo cavallo di battaglia. Sin dall’inizio pensarono al recupero della musica di Vivaldi, soprattutto dal punto di vista interpretativo. Volevano un Vivaldi più limpido, più cristallino e trasparente, pieno di vitalità negli Allegro e di espressività intensa, ma contenuta, nei tempi lenti.
Incisero per Philips un numero vastissimo di concerti di Vivaldi. Il disco più venduto fu quello delle Quattro Stagioni (una in versione solo monoaurale del 1955, e nel 1959 una versione stereofonica), premiato con il Grand Prix du Disque.
Nel 1953 il contrabbassista Francesco Noto lasciò il posto a Lucio Buccarella, mentre sua moglie Maria Teresa Garatti gradualmente sostituì Isabella Salamon. Tra la fine del 1953 e il 1954 ci furono altri cambiamenti nel gruppo; Franco Tamponi e Montserrat Cervera lasciarono via via l Musici e Luciano vicari dovette partire per il servizio militare. Il loro posto fu preso, di concerto in concerto, da altri giovani componenti de I Musici come Roberto Michelucci, Anna Maria Cotogni e Cesare Casellato. Nel 1958 entrò poi nel gruppo il violista Cino Ghedin, al posto di Bruno Giuranna.
Dopo diciassette anni di successi senza precedenti nel mondo della musica classica, e dopo aver girato i cinque continenti con il gruppo, nel 1968 Felix Ayo, Enzo Altobelli e Cino Ghedin decisero intraprendere una nuova strada con un nuovo repertorio formando nel 1970 il Quartetto Beethoven di Roma.