I solisti italiani, anche conosciuti come «I solisti del Barocco», aveva una formazione che rispondeva allo schema classico: tre primi violini, tre secondi violini, due viola, due violoncelli, un contrabbasso e un clave facendo la funzione di basso continuo.
Lo stabile era costituiti da Giuliano Carmignola, Felice Cusano, Giulio Franzetti, Massimo Marin, Giuseppe Prencipe, Giuseppe Magnani e Dandolo Sentuti (violini), Guido Mozzato, Marcello Turio (viola), Vincenzo Altobelli, Giorgio Ravenna (cello), Gianni Amadio (contrabbasso) e Edoardo Farina (Clavicembalo), strumentisti di fama internazionale che, nel passato, erano stati chiamati da Renato Fasano a far parte del famoso complesso I Virtuosi di Roma.
Alla morte del maestro Fasano, questi musici si sono associati sotto una nuova denominazione per proseguire l’attività senza direttore nello spirito di quella tradizione esecutiva che li aveva resi famosi nel mondo.
La celebrità degli elementi che componevano questo complesso, le loro affermazioni nel campo solistico così come in quello della musica di insieme e l’alto livello delle loro esecuzioni hanno consentito ai Solisti Italiani, fin dal loro primo apparire, di raccogliere i più entusiastici consensi di pubblico e di critica nelle tournées in tutto il mondo.